«HO TANTO AMATO IL MONDO» (Gv 3, 16-21)

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 A pochi giorni dalla Pasqua e in occasione della XXIX GMG, celebrata a livello diocesano, la veglia consente ai giovani della Diocesi di prepararsi a celebrare il mistero della passione, della morte e della risurrezione di Gesù.

La veglia in Traditione Symboli porta con sé i tratti antichi della passione della Chiesa nel consegnare il dono della fede ai catecumeni e alle giovani generazioni. È compito e missione dei discepoli di Gesù trasmettere quanto hanno ricevuto ed è compito e missione che richiede passione e dedizione. La storia della Chiesa è storia di questa testimonianza.

La Traditio Symboli 2014 si colloca nel cammino diocesano “Il campo è il mondo” e ha come obiettivo quello di testimoniare la capacità della fede di accompagnare i giovani ad amare il proprio tempo, ad interpretarlo e a viverlo con responsabilità.

La pagina biblica di riferimento è quella tratta dal vangelo di Giovanni (3, 16-21) che costituisce la conclusione del dialogo tra Gesù e Nicodemo. Da qui anche il titolo della veglia: “Ho tanto amato il mondo”. Per il grande amore verso la nostra terra Dio ci ha fatto dono di Gesù, il quale è morto e risorto per noi. Questo amore di Dio per il mondo diventa volontà di salvezza, di compimento per tutti e diventa luce che orienta e guida nel cammino.

Il dono della fede dice ad un giovane, anzitutto, che al Signore sta a cuore la terra che noi abitiamo: Lui l’ha creata e sempre se n’è preso cura. Questa terra è buona, questo mondo è bello. Un giovane non deve mai dimenticare questa verità che la Pasqua di Gesù ci rivela. Non deve farlo soprattutto quando è tentato di vederne solo le ferite, le ingiustizie e tutto ciò che non gira nel verso giusto. Se Dio ha donato a questa terra il proprio Figlio e questo Figlio è morto in croce per essa significa certamente che essa è preziosa ai suoi occhi. Per questo un giovane non può fuggire, né nascondersi di fronte al compito ed alla gioia di abitare questo mondo.

Di fatto, però, quotidianamente, un giovane si scontra con delusioni e scoraggiamenti: la fatica di trovare un lavoro dignitoso, la sensazione di non avere un proprio posto nella società, i tanti segni di ingiustizia e disuguaglianza. Di fronte a tutto questo contemplare la Pasqua di Gesù significa imparare ad amare il mondo come l’ha amato Lui.

Quella mano di Dio che ha creato il mondo è la stessa mano del Figlio che si lascia inchiodare alla croce. È la mano che accarezza ogni solitudine e cura ogni ferita. È quella che indica la meta ad ogni uomo e la strada per raggiungerla. Ma la mano di un discepolo di Gesù non può essere da meno: ha il compito di custodire e coltivare la terra, di seminarvi il buon grano della giustizia e della pace, di tessere trame di solidarietà e fraternità con tutti, soprattutto i più poveri e i più soli. Celebrare la Traditio della fede significa lasciarsi raccogliere ed abbracciare dalla tenera mano di Dio e promettere di non starsene in disparte dal mondo ma di esserne protagonisti appassionati e creativi.

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