Cari amici di Cuggiono e Castelletto,
noi cristiani siamo nel mondo, ma non dobbiamo (o almeno non dovremmo….) appartenere a questo mondo. Se un discepolo di Gesù pensa, decide, agisce come fanno tutti, seguendo le correnti di pensiero prevalenti e dominanti, sente come rivolta a sé la parola del Signore, che dice “Se il sale perdesse il sapore a null’altro serve che ad essere gettato sulla strada e calpestato dagli uomini.” Una triste fine per una persona che voleva seguire il Signore….
Certamente non abbiamo, come cristiani, la smania di differenziarci o di contrapporci agli altri, quasi per il gusto di essere diversi o in qualche modo speciali; anzi, la ricerca della comunione con tutti e della pace in ogni situazione appartiene al nostro dna di credenti. Ma confrontandoci col Vangelo, per fare discernimento su ogni proposta ed idea che ci viene proposta, diventa quasi necessario, su molti punti e situazioni, contestare la logica e le scelte che prevalgono nella nostra situazione storica, dire dei “no!”, accettare la necessità di essere differenti. Ci basta pensare ai martiri ed alla loro costosissima scelta di fedeltà al Signore!
Diversamente, quando prevale in noi la mondanità ed il conformismo, si è cristiani di facciata, ma di fatto si resta ancora uomini e donne di questo mondo, che pensano in termini di superiorità/inferiorità delle persone, di ricchezza/povertà, di vita umana sopprimibile se mai servisse, di esclusione della possibilità del perdono, di egoismo ecc.
Essere differenti da chi non è cristiano è una conseguenza necessaria della sequela di Cristo ed è un grande servizio di carità, con la testimonianza di una vita buona, che siamo chiamati a rendere al mondo.
don Angelo