oratoriodentroSono passato l’altra sera nel cortile dell’Oratorio. Tutto sembrava cambiato ma poi guardando bene tutto è uguale…uguale a quando più di 30 anni fa mi accingevo per le prime volte a frequentare questo posto.

Ogni angolo del cortile, il campo di calcio, l’entrata del salone del bar, l’edificio del cinema, il muro di cinta un pò sgarrupato mi raccontano una storia di quando ero bambino.

Erano tempi un pò diversi  da quelli di oggi. Tempi in cui bastava avere un pallone e il divertimento era assicurato.

La domenica era il giorno più bello. La mattina ci si alzava un pò più tardi del solito, svegliati dal profumo dell’arrosto: era la mamma che stava già preparando il pranzo, quasi un rito a casa mia la domenica, unico giorno della settimana in cui si poteva, e si doveva, stare a tavola tutti insieme.

Prendevo la mia bicicletta e andavo alla messa delle 11,00. Poi a casa, mangiavo di corsa perchè non vedevo l’ora di essere là prima possibile: là sul campo dell’oratorio. Il pomeriggio era una unica interminabile partita di calcio senza numero fisso di giocatori, senza limiti di età. Si poteva uscire e rientrare in campo quando si voleva, per andare a comprare le caramelle gommose dalla Santina o per giocare a biliardino o a ping pong.

Non si giocava con divise particolari o con scarpette chiodate. Il campo era quello di oggi…un bel cemento rugoso dove bastava appoggiare le mani per terra per ricevere le “stigmate”…

Gli amici erano tutti li; quanti ricordi con Luca ,Paolo, Gabrio, Ivano, Bruno, Riccardo, Roberto  ….passavo  il tempo a giocare a pallone e ad architettare qualche scherzo. Come quella volta in estate che con Luca siam saliti sul balcone della chiesetta e con una canna dell’acqua  abbiam innaffiato tutti I bambini in coda per la merenda….che risate e che lacrime quando poi ci hanno beccato gli educatori più grandi!

Sulla panchina di pietra a lato del campo c’era Massimo con la sua radiolina scassata che teneva tutti aggiornati sui risultati delle partite del campionato di calcio. Quando lo vedevi agitato era perchè la sua squadra stave perdendo o perchè la radiolina aveva smesso di funzionare.

Ora che scrivo questi ricordi alla rinfusa con mio figlio in braccio, nell’era della tecnologia e della realtà virtuale mi chiedo se anche lui avrà l’occasione di trovare un giorno un luogo dove essere spensierato, dove essere se stesso e dove incontrare persone speciali…Un luogo che per quanto mi riguarda c’è ancora ma che forse non è più dove l’ho lasciato.

Quel luogo infatti  è oggi una parte di me dove ogni tanto torno per ritrovare il bambino che ero….ed eccoli sono ancora tutti  là ancora bambini, Luca, Paolo e gli altri e se guardi bene  sulla panchina c’è anche Massimo con la sua radiolina scassata.. siamo tutti là nel  nostro caro, vecchio, unico Oratorio.

Ale