La presenza della Chiesa nella società italiana si esprime non solo sotto l’aspetto spirituale e sacramentale, ma da sempre si “incarna” nel concreto aiuto alle persone in difficoltà attraverso un’azione caritativa nella quale la fede si fa avvenimento e servizio.

Questo aspetto, che comprende un’organizzazione e un rilevante impegno economico, è soggetto a molte polemiche, o perché si ignora quanto la Chiesa fa con le sue istituzioni, o perché si pensa che essa usi male del denaro cui dispone, o perché si ritiene che questo denaro sia sottratto a mani più capaci, in particolare allo Stato. Il contributo offerto dalla Chiesa non si riduce certo ai termini economici, in quanto tende alla formazione integrale dell’uomo, cominciando dall’aspetto religioso.

Non pochi giornali riportano quasi sempre notizie sommarie e spesso inesatte o tendeziose sul contributo anche economico che la Chiesa cattolica offre alla società italiana. Siamo consapevoli di quanto essa riceve dallo Stato sotto molte forme, cominciando dall’8 per mille, né intendiamo che lo Stato si assuma le spese di quanto fa la Chiesa per conto suo. Siamo però dell’avviso che lo Stato non deve farsi carico di tutto: il principio di sussidiarietà vale evidentemente anche in questo campo.

Per ripristinare un certo equilibrio nell’informazione fornita da parte della stampa per cui

“la Chiesa sembrerebbe essere (salvo eccezioni) una sorta di corpo estraneo alle dinamiche civili, trasformatasi (se non lo è stata da sempre) in una forza  abbarbicata al potere a ogni costo, con privilegi connessi”,  un ricercatore svizzero, G. Rusconi, ha raccolto e pubblicato  (L’impegno. Come la Chiesa italiana accompagna la società nella vita di ogni giorno, Rubbettino, 2013) dati interessanti, sicuramente incompleti perché le strutture esistenti sono innumerevoli e difficilmente quantificabili, su quanto la Chiesa italiana offre concretamente alla società civile.

La recensione del lavoro scientifico e non apologetico del Rusconi, fatta da P. Giampaolo Salvini su Civiltà Cattolica del 20 luglio 2013, la pubblichiamo integralmente su “Camminiamo insieme” per fornire ai nostri quattro lettori un quadro certo e fondato sull’impegno della Chiesa italiana.

Iniziamo dagli Oratori

In Italia esistono circa 6.000 oratori, la metà dei quali è in Lombardia. Anch’essi hanno conosciuto un progressivo svuotamento, che ha accompagnato la crisi delle istituzioni e degli agenti educativi del passato. Ma negli anni più recenti si è assistito a una loro vigorosa ripresa, testimoniata pure da alcune manifestazioni di massa.

A “inventarli” furono a partire dal Cinquecento le Congregazioni religiose e San Filippo Neri in particolare. Oggi sono molte le associazioni ecclesiali che accompagnano la vita oratoriana, come il “Forum oratori italiani”, che li coordina a livello nazionale, poi l’ “Associazione nazionale San Paolo Italia” (1.800 società, 270.000 associati), le “Polisportive giovanili salesiane” (1.200 società, 100.000 tesserati).

Dopo la bufera fascista che aveva paralizzato ogni attività del genere, nel 1944 rinasce con un nome nuovo il Centro Sportivo Italiano (CSI). Nel 1971 esso ingloba anche l’omologa sezione femminile. Oggi conta 980.000 tesserati, 100.000 tra allenatori, animatori, arbitri, dirigenti e più di 13.500 società sportive. Nel 2012 è iniziata una campagna per costruire un campo di calcio anche nella metà delle 25.000 parrocchie italiane che non lo hanno. Anche la Lega calcio collabora al progetto. In un’epoca nella quale i ragazzi passano i pomeriggi di vacanza al computer o con la playstation, lo sport potrebbe dare un contributo decisivo per recuperare la “fisicità” e per gli altri aspetti educativi ben noti da tempo. Volendo tentare una valutazione del contributo fornito dagli oratori, si può fare un calcolo approssimativo, tenendo presente che il 95% del personale CSI, cioè 95.000 persone, è volontario e che, ad esempio il CONI (ma anche l’Istat) valuta il lavoro volontario in media 11 euro l’ora, così che i 15.000.000 di ore di impegno gratuito dovrebbero avere un controvalore economico di almeno 180.000.000 di euro..

Questo per il solo CSI. Calcolando le altre associazioni oratoriane e deducendo il contributo delle Regioni, pari a circa 19 milioni di euro, si può ritenere che la Chiesa dia alla comunità nazionale attraverso l’attività degli oratori circa 210.000.000 di euro.