LE ATTIVITA’ CARITATIVE PARROCCHIALI E LE MENSE PER I POVERI

 Proseguendo nella presentazione della ricerca sugli apporti della Chiesa italiana alla società, iniziata la scorsa settimana con gli Oratori, soffermiamoci oggi su quest’altra significativa realtà.

Le parrocchie ovviamente costituiscono le strutture di base della Chiesa anche per quanto riguarda l’esercizio della carità. Nelle grandi città, la prima difficoltà per il parroco e per i suoi collaboratori è individuare il bisognoso, dato l’allentamento delle relazioni interpersonali rispetto al contesto dei piccoli Comuni, dove ci si conosce molto di più. Nonostante i tempi di crisi, anzi spesso spinta proprio da questa, la carità praticata dalle parrocchie si è moltiplicata.

Sono 3.875 i servizi sociali promossi dalla parrocchie in Italia, secondo i dati (relativi al 2010) del IV censimento delle strutture socio-sanitarie e socio-assistenziali condotto dall’Ufficio nazionale per la pastorale della sanità della CEI e dalla Consulta nazionale degli organismi socio-assitenziali. Di questi 3.633 sono gestiti direttamente dalle parrocchie. In particolare, le parrocchie gestiscono 138 mense, il cui personale è costituito dal 97% da volontari. Solo una su sei è convenzionata con un ente pubblico. Nelle mense parrocchiali sono distribuiti circa 4.000 pasti al giorno. Le parrocchie poi gestiscono 26 strutture sanitarie propriamente dette e 291 strutture socio-sanitarie e residenziali, sempre a beneficio delle categorie più deboli.

Il denaro necessario proviene da quanto i fedeli offrono durante le messe domenicali e in altre occasioni. In totale l’autore della ricerca valuta in circa 260 milioni di euro l’anno (circa 10.000 per parrocchia) la somma con la quale le parrocchie integrano l’impegno dello Stato in ambito sociale.

Nella millenaria lotta contro la povertà, la Chiesa agisce sia con le forme tradizionali (ostelli, mense) sia con forme nuove (come il microcredito).

Le mense per i poveri hanno una lunghissima tradizione. Secondo il “Rapporto 2011 della Caritas/Fondazione Zancan”, in Italia sono attive 449 mense per i poveri, per un quarto promosse dalle parrocchie, per un secondo quarto dalla Caritas e per un terzo da Ordini e Congregazioni religiose. Le restanti sono promosse da realtà diverse,come diocesi o associazioni di fedeli. Delle 320 strutture che si occupano soprattutto di mense, soltanto 56 (il 17,5%) sono convenzionate con enti pubblici.

Questo significa che tutte le altre si sostengono solitamente con le risorse degli enti che le promuovono. Non per nulla, delle 21.832 persone coinvolte nella gestione,  20.467 (cioè il 93,7%) sono volontari laici, a cui si devono aggiungere 720 volontari religiosi. Gli operatori retribuiti sono soltanto 532 (2,4%). Nel 2009 le mese facenti capo alla Chiesa hanno erogato circa 9 milioni di pasti, più di 16.500 al giorno. Secondo la Caritas, il valore monetario di ogni pasto è di 4,5 euro. Escludendo perciò le mense convenzionate, si può calcolare che la Chiesa in questo settore offra un contributo non inferiore a 27 milioni di euro ogni anno.

Sempre nel settore alimentare, destinato ad andare incontro al povero “nel momento più significativo della giornata, quello socialmente più importante: il pasto”, si può segnalare il Banco Alimentare, destinato a raccogliere eccedenze alimentari, o quanto i clienti dei supermercati decidono di offrire a questo scopo durante le Giornate delle collette alimentari, per poi distribuirlo alle oltre 8.600 strutture caritative sparse in tutta Italia e che con esse assistono circa 1.700.000 bisognosi che vivono al di sotto di uno standard di vita accettabile. I volontari per le collette inizialmente erano 15.000 circa, sono passati nel 2012 a oltre 130.000 (tra i quali molti ciellini, membri delle San Vincenzo e gli alpini). Le tonnellate di cibo raccolte sono passate da 1.700 a più di 9.000, per un valore economico di circa 30 milioni di euro. Questa è un’iniziativa diffusa anche all’estero.

Ma tutto il settore recupera ogni anno circa 60.000 tonnellate di eccedenze alimentari che si aggiungono a quelle raccolte durante le Giornate. Se la Rete Banco Alimentare dona ogni anno circa 200 milioni di euro in cibo, da integrare con altri 200 forniti dalle strutture caritative; ad essi vanno aggiunti altri 400 milioni di euro come controvalore del cibo distribuito dai circa 6.500 enti non associati alla Rete Banco Alimentare, due terzi dei quali sono gestiti dal mondo cattolico, si ha  un contributo totale calcolato di circa 650 milioni per alleviare la povertà assoluta, almeno in campo alimentare.