scola8L’intervento del cardinale Scola all’Università Cattolica, in apertura del convegno internazionale di studi “Costantino a Milano. L’Editto e la sua storia”
L’Editto di Milano oggi. Riflettere sulla storia per guardare al futuro.
In occasione dell’apertura del convegno storico su Costantino e l’Editto di Milano – durante il quale, per quattro giorni, i più importanti studiosi di storia romana si sono ritrovati a Milano a riflettere sul diciassettesimo centenario dall’evento -, in Università Cattolica il cardinale Angelo Scola ha gettato idealmente un ponte tra la storia ricca di significato e la situazione di oggi.
«In occasione del Discorso alla Città, la vigilia di Sant’Ambrogio – ha spiegato – ero partito dalla considerazione che non si possa negare all’Editto di Milano un qualche significato epocale, in quanto inizio di quella che, col tempo, avremmo potuto denominare “libertà religiosa”. Pur tenendo in debita considerazione le diverse riletture storiche che hanno sopravvalutato di volta in volta, o sottovalutato, il peso dell’Editto, mi sembra che si possa continuare ad affermare che con l’Editto di Milano emergono per la prima volta le due dimensioni che oggi chiamiamo “libertà religiosa” e, in maniera indiretta, quella che secoli dopo verrà chiamata “laicità dello Stato”. Sono due aspetti decisivi per la buona organizzazione della società politica».
Scola riconosce anche le difficoltà incontrate da questo importante documento: «Come ben sappiamo – ha sottolineato – l’Editto fu una sorta di “inizio mancato”. Basti pensare alla svolta di Teodosio. Tuttavia il tema della libertà religiosa e della laicità dello Stato hanno continuato a pesare lungo la storia ed è assai significativo che ai giorni nostri tale travaglio, nonostante i non pochi guadagni, è lungi dall’essere concluso». Ed ecco il ponte ideale con l’odierno: «Parlare oggi di libertà religiosa significa infatti affrontare un’emergenza sempre più globale: guardando verso Oriente il problema si pone non di rado in termini di vera e propria persecuzione violenta su base religiosa di tutti coloro che professano una fede diversa da quella “ufficiale”, ma anche in Occidente non mancano limitazioni, talora non di poco conto, della libertà religiosa».
L’Arcivescovo ha poi rilevato le differenze di sfumature in merito alla laicità: «Nei Paesi in cui domina ancora la religione di Stato, dove ancora non si è scoperto il valore di una “sana laicità” tutelare la libertà religiosa significherà primariamente incoraggiare il pluralismo religioso e l’apertura a tutte le espressioni religiose, per esempio eliminando le legislazioni che puniscono anche penalmente la blasfemia. In Occidente, invece, è urgente superare la latente diffidenza verso il fenomeno religioso insita nell’ambiguità di alcune concezioni della laicità che generano un clima non certo favorevole a una autentica libertà religiosa».
La libertà religiosa, dunque, non è per Scola un tema che si risolve per sempre: «Laddove si parli della natura e dei “limiti” di tale libertà, nonché della sua coesistenza con l’imprescindibile dovere della persona di cercare la verità, come fa la Dignitatis humanae – ha spiegato ancora -si mettono in campo una serie di fattori il cui equilibrio non è mai dato una volta per sempre. Il tema della “libertà religiosa”, sulla cui bontà sembrerebbe facile, a prima vista, trovare vasto consenso, possiede in realtà un contenuto tutt’altro che ovvio e si impiglia in un nodo in cui s’intrecciano gravi problemi».