Dopo anni di abbandono è finalmente iniziato, per iniziativa di alcune persone e della locale sezione del WWF, il restauro della cappella di San Maiolo.

Il piccolo edificio, situato in piazza Gualdoni, con l’acquisto della proprietà Clerici (in parte destinata ad edilizia convenzionata e in parte a piazza mercato) è divenuto di proprietà comunale. Nel 1980 l’Amministrazione guidata dal sindaco dott. Bandino Calcaterra lo fece restaurare. Anche in questo caso dopo anni di abbandono.

A quando risale questa cappella dedicata a un santo così poco noto? L’arciprete Maini, nel 1779, scriveva che fu costruita come ex voto perché non succedesse ancora quanto “si dice che l’11 maggio sia venuta una brinata che ha desolato tutto il  paese”. Ma non precisando l’anno in cui il fatto sarebbe avvenuto sembra una giustificazione a posteriori. Esisteva comunque nel 1570, quando San Carlo venne a Cuggiono, come attestano gli Atti della Visita pastorale e le piantine fatte eseguire di tutti gli edifici religiosi di Cuggiono. Non ne parla Goffredo da Bussero, cronista del sec. XIII, che descrive tutti gli edifici religiosi della diocesi di Milano.

“Bene comune” della popolazione, nel Settecento divenne di proprietà privata della famiglia Carisi. Nel 1760 Carlo Carisi la ricostruì facendovi collocare il quadro della Madonna Addolorata tuttora esistente. In seguito la cappella seguì le vicende delle proprietà Carisi finendo, per successioni ereditarie, ai Clerici.

Nel 1881 la famiglia Cislaghi-Pedetti, abitante nelle vicinanze, l’ottenne dai Lurani (proprietari prima dei Clerici) e praticamente la ricostruirono capovolgendone l’orientamento.

Problematica è anche la dedicazione a Maiolo, quarto abate di Cluny e gran personaggio nella sua epoca, ma praticamente sconosciuto fuori dall’ambiente monastico. Nato intorno al 910 morì vecchissimo nel 994 dopo quasi 50 anni in cui fu a capo della famosa abbazia francese. Collegamenti dei cluniacensi con Cuggiono non se ne conoscono, ma nelle vicinanze passava l’antica “Via Ticinensis” che collegava Pavia al lago Maggiore. Si potrebbe quindi ipotizzare un’influenza del priorato del Padregnano, filiale di Cluny come alcuni monasteri nel pavese. Certo la presenza di quei monaci (ma siamo nei primi secoli del secondo millennio, quindi in un’epoca molto remota, avrebbe potuto far conoscere Maiolo alla nostra gente. Ma questo rientra nel campo delle supposizioni e non in quello di dati storici certi.

Gianni Visconti