L’indagine realizzata dall’Istituto Toniolo, in collaborazione con l’Università Cattolica, rivela che il 50, 5% si dichiara cattolico e l’istruzione ha un peso rilevante: il 58,8% sono laureati.

Quanti giovani credono ancora? Quale atteggiamento hanno nei confronti della pratica religiosa? Quanto la famiglia ha influenzato la loro scelta? A queste e ad altre domande risponde il “Rapporto giovani” realizzato dall’Istituto G. Toniolo in collaborazione con l’Università cattolica, la Fondazione Cariplo e Ipsos. L’indagine conoscitiva, che è stata condotta a livello nazionale sui giovani italiani, rileva dati significativi anche a livello lombardo. In ogni caso c’è da dire che l’Italia, dal punto di vista religioso, rappresenta un’eccezione nel panorama europeo.

Il primo dato importante è che oggi, rispetto all’inizio del secolo, un giovane su due si dichiara cattolico (prima erano i due terzi), tuttavia l’appartenenza risulta più diversificata e rarefatta. La scelta religiosa diventa sempre più personale e individuale, dando meno importanza alla manifestazione pubblica del proprio credo; inoltre la stessa famiglia sembra non contare molto sulla decisione dei figli.

Il 50,5% dei giovani lombardi si dichiara quindi cattolico (in Italia il 55,9%), mentre il 20,4% non è credente e il 12% afferma di credere a un’entità superiore, senza però riferirsi a una religione specifica. La percentuale degli agnostici e che non si esprimono su un credo scende fino al 7,9%.  C’è però chi si sente cristiano (6,3%), ma non è in grado di dare indicazioni più precise. Infine i credenti nelle religioni monoteiste (ebraismo e islam) sono solo lo 0,6%, di poco superiore il numero di coloro che si rifanno a una religione orientale (buddismo, induismo…) pari allo 0,9%.

Rispetto alla partecipazione ai riti di culto della religione di appartenenza, dall’indagine risulta che il 18% dei giovani lombardi vi assiste tutte le settimane (il 15,4% in Italia), mentre il 22% dice di non parteciparvi mai e il 36,7% solo qualche volta durante l’anno.

Da questi primi dati emerge che «fra i giovani lombardi la pratica religiosa rimane buona, nonostante tutto», commenta Pierpaolo Triani, docente di Pedagogia all’Università cattolica e collaboratore dell’Istituto Toniolo per il “Rapporto giovani”. «La frequenza religiosa ai riti una volta alla settimana è superiore al dato nazionale. Questo ci dice che i giovani che credono ne sono convinti e conferma che si è di fronte non a un cattolicesimo di appartenenza sociale, ma scelto. Questo al Nord si nota maggiormente».

Il genere ha una forte incidenza sul sentimento religioso: dall’indagine risulta infatti che a credere nella religione cattolica sono il 57,4% delle donne, a fronte del 43,1% degli uomini. Nella scelta la famiglia risulta poco o per nulla importante (49%), abbastanza o molto (51%). L’istruzione invece ha un peso: i laureati che credono sono il 58,8%, i diplomati il 48,8% e coloro che hanno un titolo inferiore si fermano al 45,8%.

Luisa Bove