Nella Proposta Pastorale di quest’anno il nostro Arcivescovo Mario scrive così:
«Nell’anno giubilare è opportuno che ci sia un tempo, per esempio nel mese di gennaio, non tanto per ulteriori riunioni e discussioni, ma per sospendere, per quanto è possibile, le attività ordinarie e vivere un tempo sabbatico, dedicato non a fare qualche cosa, ma a raccogliersi in una preghiera più distesa, in conversazioni più gratuite, in serate familiari più tranquille» (p. 27).

È un’indicazione utile e opportuna da raccogliere, anche per interiorizzare il mistero del Natale da poco celebrato.
Il Giubileo, nella tradizione biblica, è il tempo in cui lasciare riposare la terra:
«Non seminerai… non poterai la tua vigna. Non mieterai… non vendemmierai; sarà un anno di completo riposo per la terra» (Levitico 25, 4-5).

Al di fuori di ogni idealizzazione, il senso di questa prassi è arrivare a riconoscere che il Signore accompagna davvero il cammino della nostra vita, al di là di ogni nostro sforzo o eccesso di volontarismo. Ci basta la grazia di Dio, come dice San Paolo. Non siamo mai esonerati dalle nostre responsabilità, ma ci fa bene riposare nel Signore, sentire che non tutto dipende da noi, che il mondo e la storia ci precedono, che il bene fiorisce e il seme germoglia di notte e di giorno, sia che il contadino vegli sia che dorma (cfr Mc 4, 26-27).

E’ vero che non sempre è possibile sospendere tutto. Per esempio, già la settimana che finisce abbiamo “tradito” questa esortazione del Vescovo facendo:
– una riunione con le catechiste,
– una con il Consiglio Affari Economici,
– una con i baristi dell’oratorio.

D’altronde, anche per me, essendo da poco arrivato, ho bisogno di trovare dei momenti per conoscere e immergermi sempre più nella vita della parrocchia e dell’oratorio. Ci sono momenti di verifica e programmazione da svolgere, opportuni e necessari.

Ma è sempre lo stesso Vescovo a scrivere:
«L’anno giubilare deve offrire anche occasioni per rivedere le cose che si fanno, quelle che si sono sempre fatte, quelle che si dovrebbero fare. I calendari congestionati e ripetitivi, i ritmi frenetici che finiscono per essere imposti ai preti e agli operatori pastorali più disponibili devono essere oggetto di una verifica critica» (p. 26).

Che sia allora un anno in cui far bastare la grazia di Dio e ascoltare la sua voce in noi.