estateUna riflessione metaforica sul significato della strada da percorrere per giungere alla meta, per capire che anche l’itinerario vale a conferire identità ed è luogo e occasione di incontri

Dove trascorrerai la vacanza? Tanti pongono una simile domanda. Più difficile è invece sentire: che strada farai per andare in vacanza? Spesso infatti il tragitto fra la casa e la meta è considerato un tempo morto, una parentesi tecnica da neppur citare. Quest’anno suggeriamo, invece, di non trascurare il nastro che cuce i luoghi: la strada. Due sono i motivi di questo input. Il primo è mutuato dalla lettera pastorale del cardinale Angelo Scola «Il campo è il mondo», il cui sottotitolo continua: «Vie da percorrere incontro all’umano». Il secondo muove da un anniversario: il 50° della inaugurazione della A1, nota come «Autostrada del sole», che ha un capo in Lombardia.

Nel suo testo l’Arcivescovo, pur dilungandosi sul «campo», sostiene pure che esso non è identificabile solo con la meta, ma è innervato da strade che concorrono a dare identità all’orizzonte stesso. Un incrocio – su questa linea – è la vacanza, che appella alla libertà. La strada, più di altre immagini, la richiama. Scola così scrive: «L’esperienza umana ha riconosciuto il tempo del riposo come tempo dei desideri, possibilità di dedicarsi a tutto quello che è piacevole, che gratifica il corpo e la mente, che esprime gli affetti, che coltiva gli interessi, che allarga gli orizzonti». Purtroppo, però, non sempre si guarda in questo modo alla vita. E anche il relax può risultare pesante se «dimentichi del bene che è all’origine, ci inoltriamo sui sentieri della condanna, del lamento e del risentimento».

L’invito è allora quello di approcciarsi ad essa – per citare il libro dei Giudici (5,10) – con gioia: «Voi che camminate per le vie, cantate!». La riflessione sulle reti di collegamento è motivata pure, dicevamo, dal 50° anniversario dell’inaugurazione della A1. Una buona metafora per questo tempo estivo. Ne diamo un cenno, lasciando a ciascuno di continuare. Opzionare una via significa mettere in gioco la libertà scegliendo itinerari. La strada evoca poi la compagnia di persone – scelte o casualmente incontrate – che strappano dalla solitudine. A tal riguardo, avverte Scola, «il riposo nel nostro tempo è insidiato dalla tentazione dell’individualismo».

Chi non è solo ha maggiore possibilità di cedere alla confidenza, al racconto. Il viaggio infatti abbassa le censure e facilita l’incontro. Pure col divino. Non è un caso che la famosa arteria nazionale – proprio a metà percorso, nei pressi di Firenze – abbia un edificio sacro di riferimento: quello dedicato a S. G. Battista, la cosiddetta chiesa dell’Autostrada, anch’essa nell’anno giubilare. Una presenza fisica, segno però di una vicinanza altra.

Mentre l’asfalto scorre sotto i piedi, spesso poi la musica si fa compagna. Ed ecco che si ripresenta allora il ritornello di quest’anno: «Voi che camminate per le vie, cantate!». Sono più di 100 le occorrenze bibliche che evocano il canto. La libertà della strada richiama inoltre il coraggio di percorrere nuovi sentieri. Dell’intraprendente alpinista si dice, infatti: «Ha aperto una via».

Infine – seppur in un contesto vacanziero, o proprio per questo – non possiamo dimenticare chi la strada la frequenta come casa, i poveri, o non la può percorrere, i malati. Pure a loro auguriamo in questi mesi di poter cantare, poiché qualcuno ha attraversato la via per andare ad incontrarli. Anche nel tempo estivo, infatti, per citare ancora Scola, «l’impegno del cristiano non è un’estenuante ricerca di nessi tra il Vangelo e la vita, come fossero due realtà disgiunte e da mettere artificiosamente insieme. È assai più semplice. Consiste nel documentare in prima persona che Gesù è via, verità, vita (Gv 14,6)». «Voi che camminate per le vie, cantate!».

Massimo Pavanello