L’approssimarsi del 2 novembre, la commemorazione dei defunti, mi ha rimandato ad un fatto recente che le cronache hanno ricordato nei giorni scorsi: la morte e i funerali di Sammy Basso. Affetto da una malattia rarissima (130 persone in tutto il mondo), la progeria, sindrome di invecchiamento precoce, Sammy ha mostrato nella sua breve ma intensa vita, il valore della vita stessa: gustandola, impegnandosi a realizzarne i sogni, portandone le fatiche.
Il Vescovo di Vicenza durante i funerali di Sammy ha letto il suo testamento da cui attingo alcuni stralci illuminanti. Quando parla della morte dice: ‘Anche se solo dirne il nome, a volte, la pelle rabbrividisce. Eppure è una cosa naturale, la cosa più naturale del mondo. Eppure ci fa paura! E’ normale, anche Gesù ha avuto paura. E’ la paura dell’ignoto perché non possiamo dire di averne avuto esperienza in passato. La morte ci fa sapere che non c’è sempre un domani, che se vogliamo fare qualcosa, il momento giusto è “ora”! Per un cristiano però la morte è anche altro! Da quando Gesù è morto sulla croce, come sacrificio per i nostri peccati, la morte è l’unico modo per vivere realmente, è l’unico modo per tornare finalmente alla casa del Padre, è l’unico modo per vedere finalmente il suo volto.
E da cristiano ho affrontato la morte. Non ero pronto per morire ma ero preparato. Spero di essere stato in grado nell’ultimo momento di vedere la morte come la vedeva S. Francesco, le cui parole mi hanno accompagnato per tutta la vita. Spero di essere riuscito anch’io ad accogliere la morte come “Sorella Morte”… Devo tutta la mia vita a Dio, ogni cosa bella. La Fede mi ha accompagnato e non sarei quello che sono senza la mia Fede.’
E’ commovente il testamento di Sammy. Senza gli occhi della fede uno avrebbe detto: ‘Che maledizione! Perché Dio lo ha voluto così?’. Eppure è lui stesso ad essere riconoscente a Dio, non perché lo abbia fatto nascere così (e chissà quante volte ha rimproverato Dio perché lo abbia fatto nascere in quel modo) ma lo ringrazia perché gli ha dato la forza di portare avanti la sua vita, con le fatiche e le croci fisiche, ma anche con tante occasioni e talenti che ha ritrovato in se stesso.
Sammy si è laureato in biologia, ha viaggiato, era giovane di compagnia, amava le barzellette, ha frequentato la parrocchia, ha incontrato il Papa e il Presidente della Repubblica, è stato più volte al Maurizio Costanzo Show.
Ha vissuto solo 28 anni anche se il suo corpo ne mostrava molti di più. Ma sono stati 28 anni pieni di vita e di amore per sé, per gli altri e per Dio. Anche la sua morte ci aiuti a riflettere e a pregare nei prossimi giorni per sostare sul mistero che se da un lato ci fa paura e tremare dall’altro è mistero che Gesù ha vinto con la sua risurrezione.”
Questa toccante riflessione evidenzia l’approccio di Sammy Basso alla sua condizione e alla morte, vista non come una sconfitta, ma come un ritorno a Dio, vissuta con fede e gratitudine.
Don Andrea