Ho paragonato le Missioni parrocchiali a un grande “ritiro spirituale” nel quale rigenerare la nostra identità cristiana.
Ma un altro paragone può aiutarci a comprendere ciò che vivremo: quello degli “esercizi spirituali”. Se la parola “ritiro” indica una dimensione di silenzio e di interiorità il termine “esercizi” indica qualcosa che si deve fare, realizzare: qualcosa appunto in cui esercitarsi.
Il tempo delle Missioni ci chiede di esercitarci in alcune cose che di solito sono, poco o tanto, trascurate, anche se a parole, le riteniamo importanti. Sono la riflessione, la preghiera, l’ascolto della parola di Dio personali, familiari o comunitarie.
Le cose di ogni giorno (e la nostra abilità a cercare scuse) ci fanno sempre relegare queste dimensioni, essenziali e qualificanti il nostro essere cristiani, in un tempo che non si trova mai… In pratica scompaiono dal nostro orizzonte quotidiano.
Proprio ciò che deve qualificarci non esiste più !

Dobbiamo considerare un’impresa titanica, ad esempio, dire tutti insieme un “Padre nostro” ogni sera prima di cena?
E’ proprio impensabile, sedersi per cinque minuti almeno al venerdì per leggere insieme, genitori e figli, una pagina di Vangelo? E’ quella Parola di Dio che deve illuminare le nostre scelte, le nostre relazioni, i nostri giudizi, i nostri sconforti e i nostri dubbi e le nostre prospettive di vita.
Che proporzione c’è tra il tempo dedicato alla televisione, alle chiacchiere, a letture superficiali e quello dedicato al Signore?
Eppure abbiamo a disposizione una quantità di strumenti per la preghiera e la riflessione: dal povero foglietto degli avvisi, al Vangelo che tutti abbiamo in casa, alle trasmissioni televisive o radiofoniche, alle riviste , libri, giornalì che ogni domenica possiamo trovare in basilica.

Colui che dovrebbe avere il primato nel cuore e nel pensiero è diventato così secondario al punto che se non ci fosse la Messa della domenica rischierebbe l’oblio totale. E’ così che le nostre famiglie non riescono più a riconoscersi come delle Chiese domestiche e si va spegnendo la trasmissione della fede.
I giorni delle Missioni serviranno a “esercitarci” ai gesti dimenticati della preghiera in famiglia, della visita in chiesa, della lettura della Parola di Dio.
Predisponiamoci dunque a gesti che non ci erano più familiari.
Creiamo, in questi giorni, un angolo per la preghiera nelle nostre case: basta un’immagine sacra (crocifisso o immagine di Maria), un Vangelo o una Bibbia e un cero. Useremo questo spazio nei 15 giorni delle Missioni.
Al termine delle Missioni mi è venuto in mente di dare ad ogni famiglia un grande foglio con uno dei Vangeli, da inquadrare e tenere appeso nelle case. Presso quel quadro ci si potrà riunire per la preghiera anche a Missioni terminate.