Il logo «Come Gesù»

Avvolti dall’azzurro che forma quasi un abbraccio, segno dell’amore infinito del Padre, anche noi possiamo puntare alla perfezione. Persino il mondo, fatto di «cielo e terra», può rispecchiarsi nell’infinito e ritrovarsi migliore.
Gesù lo ha percorso, abitando la «verde» terra

della Palestina duemila anni fa, chiamando i suoi primi discepoli sulle rive del mare di Tiberiade e lasciando il segno del suo passaggio, al punto che ora la terra stessa e tutti noi, in lui, possiamo rispecchiarci (il logo si compone in due parti, in alto e in basso, che sono l’una lo specchio dell’altra, apparentemente sembrano la medesima immagine riflessa, ma su una delle due campeggia indele- bilmente il nome di Gesù).

Il logo «Come Gesù» per l’anno oratoriano 2015-2016 ci consegna dunque un orizzonte su cui corre un cammino di speranza. Nel centro della simmetria fra l’alto e il basso, c’è il filo rosso della passione e della Redenzione di Gesù che fonda la nostra risposta generosa. Lui ha vissuto in mezzo agli uomini per rendere visibile l’amore di Dio e perché la sua misericordia potesse toccare e trasformare la nostra vita, rendendola un riflesso della sua. Nel centro c’è scritta la parola «come» che indica che c’è un modello a cui possiamo assomigliare e con cui confrontarci, quando si tratta di prendere delle decisioni, determinare il nostro pensiero e agire nel modo migliore. Ma in «come» la lettera «m» forma un triplice tratto, simbolo della triplice caduta e del perdono, quello che avviene, dopo il tradimento, con le tre domande che Gesù Risorto rivolge a Pietro «Mi ami tu?», nell’icona evan- gelica di quest’anno (cfr. Gv 21). L’imitazione può avvenire solo se ogni nostra imperfezione o tradimento o peccato vengono colmati dalla grazia e dalla misericordia, ricevuti per puro dono.

Il rosso del Redentore affianca e quasi sorregge due tratti di colore negativi, nero e viola. Sono le nostre imperfezioni, i nostri limiti, i nostri sbagli e tutto ciò che rischia di fare del male a noi stessi e agli altri; è il peccato degli «uomini» che è «in mezzo» alle nostre esperienze quotidiane. Il peccato non viene eliminato del tutto dalla storia degli uomini (se ne vedono i segni anche nel lato del logo in cui Gesù è presente), ma ora sappiamo che c’è un amore più grande che si esprime con una misericordia che riabilita, rilancia e dona profon- dissima gioia.

Siamo fatti dunque per la gioia, quella che è e rende nuovo il mondo. La gioia ci viene dall’incontro con Gesù e la sperimentiamo se ci lasciamo educare dal suo «pensiero» nella comunità cristiana e quindi nella vita sacramentale, nella Parola di Dio che prende forma nella vita delle persone, nella carità che si realizza con il dono di sé, nelle azioni e nelle relazioni buone che si fanno testimonianza della presenza del Signore in mezzo a noi. E allora tutta la vita può rispecchiarsi nella vita di Gesù e ritrovarsi nuova e rinnovata, così come l’immagine complessiva del logo vuole mostrare.

Dentro la proposta «Come Gesù» c’è tutto il mistero della misericordia (le due mani simboliche blu che contengono l’immagine) che saremo chiamati a mettere in atto durante il giubileo straordinario. Nel logo c’è tutta la tensione di qualcosa che deve trasformarsi. Il cambiamento è necessario per essere migliori e assomigliare un po’ di più a Gesù. Quello che occorre fare è «lasciarsi educare dal “pensiero di Cristo”» che si è manifestato sulla croce e che è diventato qualcosa di nostro nella risurrezione. Per essere quello che siamo chiamati ad essere, ci viene in aiuto la grazia dello Spirito Santo perché la nostra vita sia segno dell’umanità nuova.

Come Gesù