Il tema dell’Anno Oratoriano 2021/2022

«La Gloria di Dio è l’Amore che rende capaci di amare» (Mario Delpini)

«Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo» (Gv 17, 3)

Ricominciamo da ciò che conta di più. Ricominciamo da quella parola che dà senso a tutto il resto. È la parola del Signore Gesù che ci affida il comandamento dell’amore, che ci assicura la vittoria e ci libera dal male, che ci fa conoscere chi è Dio e ci dona la gioia di vivere, perché uniti a Lui la vita è felice e dura per sempre. Comunicare questo messaggio ai ragazzi e alle ragazze che ci sono affidati è lo scopo del nostro fare comunità ed essere in oratorio.

«Ama. Questa sì che è vita!». Che altro dire a bambini e ragazzi, a preadolescenti e adolescenti, perché possano crescere e maturare nella fede e nella vita? «Ama. Questa sì che è vita!» è lo slogan dell’anno oratoriano 2021-2022. Facciamo sintesi di quanto scopriamo nei capitoli dal 13 al 17 del Vangelo secondo Giovanni, in cui ritroviamo Gesù che parla e dice il cuore del suo messaggio, quello che Lui ha messo in pratica per primo dando la vita per i suoi amici.

Accogliamo la sfida di rispondere all’emergenza educativa di questo tempo, puntando sulla forza Vangelo. Le parole di Gesù ci spingono a cambiare, a porci in relazione di amicizia e fraternità, gli uni con gli altri, a vivere reciprocamente il rispetto e l’affetto, uniti nell’amore e nella pace, facendo del servizio lo stile per crescere in oratorio, in famiglia e in ogni ambiente di vita, prendendoci cura gli uni degli altri.

«Ama. Questa sì che è vita!». Nel suo Messaggio per la festa di apertura degli oratori 2021, l’Arcivescovo Mario Delpini ci invita a fare dell’oratorio un “terreno buono” dove imparare a ringraziare per il dono della vita; a fare dell’oratorio un “messaggero” di «messaggi irrinunciabili», in cui si distingue la voce di Gesù dalle altre; a fare dell’oratorio un “cenacolo” (cfr. Assemblea degli oratori 2021) da cui partire per la missione, per andare lontano e «aggiustare il mondo».

In oratorio si impara ad amarci gli uni gli altri, reciprocamente, secondo lo stile di Dio. Ascoltando Gesù, conoscendolo, incontrandolo, vedendolo – «Chi ha visto me, ha visto il Padre» (cfr. Gv 14, 8) – possiamo fare esperienza di una vita piena e felice, perché si rivela in tutta la sua bellezza e perché viene offerta gratuitamente e donata agli altri con amore.

Che grande dono può essere l’oratorio quando rinnova il suo impegno ad essere un “paese” in cui si annuncia il dono della vita, ci si ama reciprocamente e si sperimenta la gioia!

Noi che crediamo nella forza del cambiamento che viene dall’aver incontrato il Signore, vogliamo affidare le parole di Gesù a tutti i ragazzi e le ragazze delle nostre comunità: sono i «messaggi irrinunciabili» che non possono mancare in oratorio e non possono non essere trasmessi alla mente e al cuore dei ragazzi. Chiederemo loro di capire quanto la Parola del Signore sia determinante per orientare la vita e compiere le proprie scelte. In questa nuova fase della storia, caratterizzata dalle conseguenze di una pandemia, che hanno toccato così tanto le giovani generazioni, soprattutto ragazzi, preadolescenti e adolescenti, siamo coscienti che i ragazzi hanno ancora più bisogno di “testimoni” che li sappiano entusiasmare, nello sforzo continuo e gioioso di incarnare e mettere in pratica la Parola del Signore, dimostrandone tutta la bellezza: «Ama. Questa sì che è vita!».

Quello che abbiamo loro da offrire è il messaggio forte del Vangelo, è la consegna di un comandamento nuovo: «Ama. Questa sì che è vita!». Se ami conoscerai Dio, saprai come è fatto, quali sono i suoi sentimenti e che cosa ti chiede; saprai che ha il volto di Gesù e che, conoscendo Lui, conosci il Padre; nessuno che lo abbia incontrato è rimasto deluso; chiunque lo abbia seguito ha avuto una vita piena e felice ed è diventato testimone dell’amore, della gioia, del perdono, dell’amicizia, di tutto quello che è giusto e vero.

«Ama. Questa sì che è vita!». Lo diremo in questa situazione particolare, quando ancora subiamo gli effetti e il corso della pandemia, quando siamo chiamati a fare un primo bilancio delle sue conseguenze e a farci ancora una volta carico della vita dei ragazzi, con il coraggio e la lungimiranza di chi sa alzare lo sguardo e guardare lontano e nel profondo, alle parole che contano di più.