Lunedì 7 ottobre, a Castelletto, si è tenuto il Consiglio pastorale delle nostre due parrocchie.

Il tema principale era dettato dalla Lettera pastorale dell’Arcivescovo.

Quasi al termine della lettera si leggono queste parole:

“La lettera pastorale deve mettere in moto un confronto che aiuti ciascun fedele e ciascuna comunità a rivisitare la vita ordinaria, la prassi abituale, le iniziative e i calendari e domandarsi: ‘Quello che facciamo, quello per cui ci impegniamo, quello che ci tiene occupati e preoccupati testimonia che la nostra vita personale e comunitaria trova in Cristo il suo compimento?’”.

Operare questo ripensamento complessivo sembra essere il compito che l’Arcivescovo ci assegna per questo anno pastorale:

Ognuno potrebbe cominciare da ciò che desidera per sé e chiedersi: “Quanto mi fa crescere nella fede il normale ritmo della mia parrocchia? Cosa mi aspetterei di più incisivo? In cosa mi sento trascurato o poco seguito?”.

Si potrebbero far passare i vari capitoli del nostro vivere comunitario (liturgia domenicale e feriale, caritas, predicazione, confessioni, impegno educativo, catechesi, aggancio agli avvenimenti, ecc.) e chiederci quanto aiutano a incontrare il Signore e ad impegnare la vita con e per Lui.

Forse potrebbe essere utile che ciascuno ci rifletta seriamente e magari verso fine anno programmare, per tutti coloro che sono impegnati in parrocchia e per chi lo vuole, un fine settimana di ritiro nel quale scambiarci quanto è stato oggetto di meditazione personale e di preghiera. E in quell’occasione decidere eventuali cambiamenti di ritmo e di stile.

In secondo luogo ci si è soffermati su una carenza che tocca anche le famiglie che ancora frequentano la Messa domenicale e sono vicine a tante attività parrocchiali:

la mancanza di preghiera in famiglia!

Continuiamo a chiamare le nostre famiglie “chiese domestiche” cioè chiese di casa o case/chiesa ma, in realtà, questa definizione è solo teorica: nella pratica in casa non si prega, non si fanno pregare i figli, non si legge mai una pagina di Vangelo insieme; insomma non c’è il momento in cui ci si rimette tutti, grandi e piccoli, alla presenza e in ascolto di Dio. La spia di questo vuoto del quale sono responsabili gli adulti sono le confessioni dei bambini: non si ricordano le preghiere ma, cosa più grave, nessuno li aiuta o ricorda loro di pregare.

Certo, si vedono i nonni accompagnare in chiesa i nipoti. Ma i nonni sono supplenti e non titolari dell’educazione spirituale dei figli dei figli!…

Perché non proporci alla fine dell’Anno della fede l’obiettivo di tornare a pregare in famiglia con il Padre nostro prima di cena, la lettura di due pagine di Vangelo al venerdì, una Messa ogni tanto di tutta la famiglia in un santuario?

Se riuscissimo a raggiungere questa meta nel corso di questo anno le nostre comunità probabilmente ritroverebbero maggiore profondità e incisività: la loro testimonianza al Vangelo ne uscirebbe rafforzata e il lavoro di catechesi darebbe frutti molto maggiori.

Si sta pensando a organizzare una scuola per i genitori dove imparare come pregare e far pregare in casa.

E, come sempre, verranno offerti sussidi per pregare in famiglia durante l’Avvento e la Quaresima.

Don Franco